CARO BABBO NATALE

Caro Babbo Natale,
chi ti scrive è un “ragazzo” classe ’67, e questa lettera sarà un po’ diversa dalle solite che ricevi. Non troverai un elenco di regali che vorrei ricevere, perché forse, inavvertitamente o deliberatamente nel corso degli anni, mi hai donato amici di inestimabile valore.
Qui, assistito solo dalla fioca luce della mia scrivania, mi ritrovo con il mio fedele compagno, il dizionario “Garzanti“, sempre pronto ad aiutarmi a risolvere moralmente i miei eterni interrogativi. Inumidisco il polpastrello per agevolare la consultazione e rendere la sfogliatura più piacevole al tatto, fino a quando i miei occhi stanchi ma affamati di conoscenza, si posano sulla parola “amicizia“. Nel suo significato più radicato leggo: “Un sentimento antico come la storia della civiltà. L’amicizia è un rapporto basato su fiducia, simpatia, affetto e reciproca scelta, presente in ogni tempo e luogo, ma che nessuna teoria può spiegare del tutto. L’amicizia implica un rapporto paritario nel bene e nel male, e questo la distingue dagli altri legami affettivi.”
Tuttavia, frequentando e conoscendo a fondo le persone, ho compreso il vero significato e il profondo valore della parola “amicizia“, che risiede in coloro che incarnano appieno questo sentimento, persone con la P maiuscola.

Questa lettera vuole proprio parlare di loro. Sicuramente li conosci già da tempo, ma desidero rinfrescarti la memoria di mio pugno, su ciò che mi hai donato in questa manciata di vita, loro, sono i “ragazzi” del martedì sera per intenderci e, magari se ti scrivo P.F.C. ti si illumina la memoria caro Babbo Natale.
Partiamo da GIOVANNI, il ragazzo taciturno di Campagnalupia con origini palermitane, caratterizzato da qualche ciocca nera in mezzo ad una chioma bianca. Mi raccomando, lascia parlare Giovanni! È un trascinatore, sia con che senza pallone tra i piedi. È un organizzatore e motivatore straordinario, un esempio che qualsiasi politico dovrebbe seguire. In campo si trasforma in un leone, dotato di una tecnica superlativa e di una determinazione agonistica inarrestabile (forse utilizza batterie Duracell?). Se i suoi compagni mollano anche solo di un centimetro, diventa una tigre, sgridando tutti, soprattutto uno – non posso fare nomi, non è elegante. E poi se Pacca lo venisse a sapere, potrebbe incazzarsi. A proposito, alla partita del martedì si forma sempre la squadra più forte, ma noi gli vogliamo bene, molto bene e, facciamo finta di niente, finché non entriamo negli spogliatoi e poi se abbiamo perso lo insultiamo (solo un pochettino), gli diciamo che è il solito juventino (quello degli anni di un certo Luciano Moggi).
Ora ti parlo di una figura fondamentale del P.F.C., una pietra miliare, sto parlando di MASSIMO. Per farti un’idea, immagina una combinazione di tecnica ed eleganza tra Gaetano Scirea e Giacinto Facchetti, ma con i piedi di Evaristo Beccalossi. Quando crossa sembra che abbia un joystick, sul pallone che ti arriva c’è scritto “basta spingere in porta”. La sua eleganza in campo è tale che verrebbe voglia di giocare con lo smoking. Non l’ho mai visto arrabbiato, ah no, forse una o due volte, sempre con la stessa persona di prima, per questioni tecnico-tattiche. Pensa, che con lui ha giocato mezza Padova calcistica a livello amatoriale, nei campi erbosi lo conosce anche ea mussa del strassaro.
Un altro pezzo da novanta è TALPO, con più presenze al P.F.C. di Javier Zanetti all’Inter. Possiede una tecnica raffinata, paragonabile solo a quella di Andrea Pirlo ai tempi del Milan. Nel ruolo di regista sul campo, ha una visione a 360°, facendo sì che il pallone arrivi da ogni angolazione con la velocità e la precisione desiderate, alla temperatura ideale, pronto per essere preso in consegna e sfornato al punto giusto (goal)!
Adesso voglio parlarti di BALDUCCI, un altro giocatore del P.F.C. dei tempi in cui il pallone era ancora di cuoio marrone. Ti dico solo che è uno dei pochi giocatori che ho visto partire con la palla al piede dalla propria porta e, con una serie di finte funamboliche disorientava tutti, persino il barman del Vertigo, arrivando fino all’area avversaria. Che il pallone sia poi entrato in rete o meno non importa, quei pochi secondi sono valsi il prezzo del biglietto. Una volta, una sua finta sembrava addirittura aver spostato l’asse terrestre. E qui mi fermo, a meno che tu non voglia sentire anche delle sue gesta in porta. Le sue prestazioni tra i pali sono state così straordinarie che hanno girato persino un film e gli hanno dedicato una via chiamata “The Wall”. E qui mi fermo davvero!
Ora è il momento di parlare di ANTIMO, un altro veterano del P.F.C. che, quando è in forma, diventa come Totò Schillaci ai tempi dell’Italia ’90! Ogni pallone che calcia si trasforma in gol! Ma se lo fanno arrabbiare e perdere la tramontana, beh, allora è come Romelu Lukaku ai tempi dell’Inter: per segnare bisogna solo lasciargli la porta libera e forse, forse la sbaglierebbe ancora. Una sua nota positiva è che non si arrende mai, gioca fino all’ultimo minuto, come se vedesse la Roma di Nils Liedholm, bella e vincente. Se non è presente in campo è solo perché è in Sagra a Saonara a grigliare.
Conosci, FRECCIA? Sì dai GIANLUCA! Mannaggia a te! Da quella volta che gli hai fatto conoscere “…..”, non ha più giocato come prima, “Ah, da quando Baggio non gioca più … Non è più domenica”. Ti garantisco che prima era un portento in campo, per fermarlo gli dovevi sparare. Ora, se arriva a pesare 60 kg, è solo perché quel martedì si è mangiato una marea di palloni. E non sto nemmeno ad elencarti tutti i santi che Giovanni raduna, non ne dimentica uno, li invoca tutti. Ma se è in giornata el FRECCIA, puoi anche andare a fare la doccia prima del tempo, diventa un cecchino d’area infallibile. Ma “….” ti può cambiare la vita, lo sanno bene i Santi di Giovanni.
Stammi attento adesso, conosci il DENTE? STEFANO! Beh, una sagoma, la Gazzetta dello Sport in carne ed ossa. È un’enciclopedia del calcio, sa tutto di tutti. Sa persino in che squadra hai giocato tu, Babbo Natale, e quante reti hai segnato, magari più di Pacca. Quando l’ho visto giocare, come giocatore di movimento non era per nulla male come difensore, sempre ben posizionato, sarebbe da rivedere la convergenza dei piedi, ogni tiro aveva una traiettoria unica. Ma tra i pali è un vero fenomeno, mi ricorda Fabien Alain Barthez, sì, sì, anche solo per la chioma di capelli. A parte gli scherzi, non è male. Lo vedrei bene al PSG al posto di Donnarumma, ma è al P.F.C. che dà il meglio di sé, anche perché a me piace tanto, anzi tantissimo, gonfiargli la rete al martedì sera! E poi, vuoi mettere giocare al Vertigo che in quel stadio da quattro schei, “Parco dei Principi”. Comunque è molto simpatico e folcloristico. E se gli vuoi fare un regalo, promuovi il Padova in Serie B. Ah, dici che non è un regalo ma un miracolo!
Preparati, ora ti parlo di ROSSETTO, non quello per le labbra, ma quello che gioca con noi al P.F.C. con la maglia della Roma. Sì, proprio lui, che dopo 5 secondi ha già male al linguine. Ma la cosa interessante è che è l’unico che si scalda prima della partita e poi, bam, sembra Fernando Redondo ai tempi del Milan. Ma, quando sta bene, è una meraviglia averlo in squadra, corre, corre e corre (in molti si chiedono: ma dove cazzo corre). Ha un ottimo fiuto per il gol, più di te quando cerchi i biscotti lasciati dai bimbi per casa.
E adesso passiamo a lui, una new entry, milanista al 100%, dotato di un tocco di palla straordinario. È un difensore impeccabile che sa leggere i tempi dell’avversario e anticiparlo. In mezzo al campo lotta con classe e determinazione, e se si trova di fronte alla porta, è gol sicuro! Non si perde mai una pizzata, ha sempre una battuta pronta e un sorriso a 32 denti. Chi è? Dai, non dirmi che non lo conosci! È LUCIO, sì proprio lui, alto, capellone e sempre con la maglia rossonera. Con lui, il P.F.C. ha alzato l’asticella. No, non siamo ancora ai livelli di Pacca, ma sicuramente tra un paio di stagioni ci porterà a giocare in Champions League.
Ti presento, il difensore che tutti vorrebbero, uno stantuffo che va giù e su per il campo, baluardo difensivo e tra i pali. Pecca nell’ultimo passaggio, ma la sua mole di gioco copre le lacune in fase offensiva. Realizza solo gol da antologia, tutto il resto lo getta nell’umido. Dal carattere mite, è un vero fuoriclasse nei terzi tempi. Lui è MIRKO! Ti vogliamo così, ti vogliamo così! Lo acclama la curva del P.F.C. ogni volta che scende in campo.
Se li guardi dall’alto sembrano gemelli, ma se li guardi da vicino capisci subito che sono due Juventini veri e propri. Uno è il già citato Dente, mentre l’altro “gemello” è l’encomiabile EZI. Caro Babbo Natale, qui parliamo di un giocatore furbo come una volpe, quasi un incrocio con una faina. Ha un destro micidiale, se ti prende è come se avessi passato il ferragosto a Sottomarina senza crema solare, tanto rosso ti fa diventare. Il suo umorismo in campo è la miglior tattica che abbia mai visto praticare in una partita. Se manca un uomo su di lui, puoi sempre contare… (fino a 12).
Non gioca molto, ma quando lo fa, il suo ruolo preferito è quello di portiere. Ti assicuro che BENIAMINO tra i pali sembra avere una calamita per il pallone; per segnare contro di lui bisogna praticamente prendere il pallone con le mani e depositarlo in porta. Quando c’è da festeggiare, è sempre presente, il classico amico che preferisce più una pasta alla carbonara che correre dietro a un pallone, ma attenzione, non quella del Vertigo, mi raccomando.
Il mio fratellone, GIANCA, tra un insegnamento di Karate, un giro in mountain bike tra le Dolomiti e una pagaiata in kajak, trova il tempo per giocarsela anche nel P.F.C., sport per soli uomini veri! Il suo ruolo tra le linee difensive è a tratti invalicabile. I suoi assist di esterno è un suo brevetto, neppure Ronaldinho gli riesce, uno spettacolo impagabile. Attento, Babbo Natale che se a GIANCA gli avanza del tempo libero tra uno sport e l’altro mi sa che ti viene a sostituire nel consegnare i doni.
Ora ti parlo di una fresca new entry, il nostro MARCO A. incarna il DNA del P.F.C. con passione, determinazione mista ad arguzia e cinismo sotto porta. Il suo contributo in campo è sempre di alto livello, averlo tra le proprie file sposta a favore l’ago della bilancia. È stato un ottimo innesto per il gruppo del P.F.C.
Volevo ricordati del nostro “cigno di Utrecht”, TOSSUT era la fotocopia per eleganza, classe e sostanza di Marco Van Basten, il suo fraseggio con la palla tra i piedi era dettato dalla massima qualità e il suo fiuto del gol equivaleva ad un bracco alla ricerca del tartufo, infallibile, pochi come lui al P.F.C.
historic player.
Passiamo a OBA, un altro giocatore che quando scende in campo non delude mai le aspettative. È un vero caterpillar in mezzo al campo, sradica i palloni dai piedi degli avversari come neve al sole. Dal tiro preciso e secco, è sempre riuscito a fare la sua bella figura tra le maglie avversarie.

Con un paso doble inconfondibile con la palla tra i piedi, non c’è distanza dalla porta che lo tratteneva, lui calciava da ogni dove imprimendo al pallone un effetto alla Arthur Antunes Coimbra, in arte Zico. Qui stiamo parlando, caro Babbo Natale, di uno Juventino DOC in arte MARIETTO.
Volevo parlarti anche di due altri pilastri del P.F.C., anch’essi fondatori di questo bellissimo gruppo: il mitico BENNY, portierone, e ENNIO, altro portiere di alta caratura, che ci seguono sempre da remoto.
Udite! Udite! Eccolo, Babbo Natale, ti presento il Presidente dal cuore rossonero (d’oro) che ha raccolto il testimone lasciato da BENNY, per portare avanti la storia del P.F.C.: EROS! Il Presidente che tutto il mondo della palla rotonda ci invidia e vorrebbe dietro alla scrivania della propria società per i suoi meriti e i valori che danno forma e sostanza alla nostra granitica amicizia. Un Presidente che, quando scende in campo, regala prestazioni da standing ovation e quando siede attorno a un tavolo del P.F.C., è un’istituzione tra tutti i presenti. Amato e osannato da tutta la curva del P.F.C., a lui è stata dedicata una canzone: “Di tempo ne è passato ma noi siamo ancora qua. Ed oggi come allora, il cuore mi batteva, non chiedermi il perché! Non ci lasceremo mai, siamo figli del P.F.C. Grazie Presidente UNODINOI”
Mi sembra di averti presentato tutti… aspetta! Aspetta! Mi sono dimenticato di lui (non ci posso credere), l’anima del P.F.C. Colui che non se non calca l’arena del Vertigo, si abbassa un silenzio surreale, dove persino il pallone smette di rotolare senza più prendere buche e traiettorie indefinite, dove ogni giocata non trova più la buca che la devia, dove il P.F.C. per un martedì diventa una qualunque partita di calcio che si potrebbe trovare in ogni zapping televisivo alla voce partita. Lui, caro Babbo Natale, è PACCA, eh sì, proprio lui, quello che segna di testa in una partita di calcio a 5, quello che riesce a fintarsi da solo, l’unico giocatore che segna reti impossibili e quando le sbaglia è stato il suo compagno a passargli la palla nel modo sbagliato. PACCA per noi, è come le renne per te, sicuramente loro giocherebbero meglio, per noi preferiamo tenercelo così, perché ci sono cose che i soldi non possono comprare, per tutto il resto c’è PACCA! Lo spettacolo, nello spettacolo, grazie di avercelo donato.

Concludo, caro Babbo Natale, per quanto mi riguarda, puoi tranquillamente lasciare la slitta a casa e riposarti. Tutto ciò di cui ho bisogno per valorizzare i miei sorrisi, lo ho già. E mi basta. Ho gli amici indelebili del P.F.C. che mi hai confezionato anno dopo anno, e ora li apprezzo e li vivo fino al triplice fischio finale.

Grazie di esistere Babbo Natale! (N.C.)

Image Credits: Cecchi.Blog  e Photo Lab

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