È una notte che profuma di pagine e inchiostro. In un angolo di città, un gruppo di ragazzi si riunisce in un metro quadrato sotto un porticato, dove la luna riflette i loro volti stanchi dopo ore passate sui libri. Con il futuro nelle tasche vuote, sfruttano le pause di riflessione per ridere insieme, ricordando i giorni passati tra i banchi di scuola: imitazioni dei professori e i brividi che correvano lungo la schiena prima di un’interrogazione. Tra nuvole di fumo di sigaretta, inspirate nervosamente, tentano di nascondere la consapevolezza che domani saranno soli a dimostrare la loro forza di fronte agli esami. Sanno che, prima di possedere, bisogna essere. Cercheranno di estrarre il meglio di sé dalle nebbie dei timori, ma l’importante sarà lasciare un buon sapore in bocca a chi avrà ascoltato le loro parole. Alla fine, si può solo esprimere ciò che si conosce. E non sarà mai un voto su un foglio di carta a determinare se siano pronti per il mondo esterno, così come quelle tempeste negli occhi e quei temporali nell’anima. Mentre il gesso lascia la sua impronta sulla lavagna, devono sempre intravedere una speranza in quel bianco tremolante, che traspira il loro futuro e, perché no, anche il nostro. (N.C.)
FORZA RAGAZZI, essere lì è già un segno di maturità!
. . . buona vita a tutti!
Cecchi è responsabile di quello che scrive, non di quello che capisci!