IL POLLINE DEI SENSI

Quando giungeva la notte restava sola, all’ombra di un cuscino che profumava di ricordi, la mente diventava zingara di pensieri che entravano di prepotenza nell’orbita dei perché, all’orizzonte non si delineavano né vincitori né vinti, intravedeva solamente la sagoma della sua innata frustrazione  ma, nello stesso tempo assaporava il retrogusto delle circostanze. Esse potevano anche allontanarla dal suo vivere ma, la radice della sua vitalità continuava a nutrire la speranza dei suoi domani. La passionalità aveva resistito anche se non sfociava nel mare della razionalità. Il tutto generava dolore che arrivava fino ad accarezzargli il cuore, con l’intento di annichilire il suo battito perpetuo impregnato di vita. Spalleggiata dal suo essere speciale, forgiato nell’andirivieni delle stagioni dove aveva saputo cogliere la bellezza collaterale di una lacrima, di un abbraccio, di una carezza perché in loro era convinta, che veniva custodito il seme della felicità dei giorni a venire. Mentre il tutto entrava in un vortice senza punti di riferimento e dove il senso dei sensi era il polline del volersi bene nell’indelebile prato della vita! (N.C. ucn)

Image Credits: Maria Linda Fattoretto

. . . buona vita a tutti!

Cecchi è responsabile di quello che scrive, non di quello che capisci! 

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